Diario semi-serio di una mamma catapultata su Gemellandia. Tra lavoro, nani e (tentativi di) vita sociale.

lunedì 18 giugno 2012

L’attrazione della spiaggia

Avere dei gemelli significa non passare inosservati (il colmo, proprio adesso: prima non sbagliavi un colpo, ora invece se riesci ad abbinare maglietta e pantaloni ti va di lusso).
Abbiamo passato un weekend al mare e, per la prima volta, abbiamo portato i puffi nella “nostra” spiaggetta, quella dove ci siamo conosciuti tanti anni fa, quella dove siamo cresciuti.
Alle 10,30 c’era poca gente cognita, il motivo è che non si era mai verificato che scendessimo così presto, negli ultimi 20 anni. Noi abbiamo sempre dato il cambio alle famiglie verso le 13.00, quando loro si preparavano al pranzo, noi avevamo da poco consumato la colazione. Ma si sa come stravolgano la vita i figli.
Nonostante avessimo pianificato una discesa light, con i nani in braccio, le borse a tracolla e l’ombrellone sembravamo la famiglia Brambilla in vacanza. E ancora non abbiamo sfoderato paletta e secchiello.
Posizionati al centro della spiaggia, nel giro di 2 minuti conoscenti di vecchia data e avventori casuali si sono catapultati per presentarsi ai due nuovi frequentatori di Baia Luce con una serie di domande di rito (“ma sono gemelli?") e uno spreco ingiustificato di punti esclamativi: “Che sono belli!”, “Che meraviglia!”, “Ridono sempre!”, “Quanto sono socievoli!”. Ruffiani.
All’ennesimo complimento accompagnato da sguardo rapito, ho trattenuto a stento il mio commento: “Signora, le piacciono?”. “Facciamo così: glieli presto per un paio d’ore – il tempo che m’incremo per bene, faccio due telefonatine di chiacchiera alle mie amiche, m’immergo in questo incanto di acqua blu con il mio fidanzato, mi spalmo un pò sotto il sole e magari leggo anche qualche pagina di Vogue”. “Che dice?”.

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