Diario semi-serio di una mamma catapultata su Gemellandia. Tra lavoro, nani e (tentativi di) vita sociale.

venerdì 29 giugno 2012

Semifinale

Se dicessi che sapevo che ieri ci sarebbe stata la semifinale degli Europei, mentirei. Non ero preparata all’evento. Da quando sono nati i gemelli, riesco a stento a tenermi aggiornata sulle tappe del loro sviluppo e sul calendario di introduzione dei cibi per lo svezzamento. Figurati se riesco a leggere un quotidiano o a guardare un telegiornale. Così, se per puro caso in società, mi tramuto in extraterrestre non appena si affrontano argomenti di attualità. Sorrido vagamente e cerco di riportare la conversazione su terreni meno scivolosi, per non fare la figura della completa idiota.
Fino a un paio di anni fa, per discutere con me di calcio bisognava essere preparati. Era un argomento che sfoderavo spesso, anche in occasione di cene di lavoro: quando la conversazione accennava a uno spegnimento, mi restava l’asso nella manica. Con le donne è facile: parli di scarpe e borse o anche di gossip (che dici di aver appreso sfogliando distrattamente una rivista di cui non ricordi il nome dal parrucchiere, anche se sei abbonata a “Chi”).
Le partite di calcio, in casa nostra, stabiliscono la deroga alla regola n. 1, quella per la quale i pupetti vanno  a nanna entro le 21. A riguardo non ho alcun potere: vivere con 3 maschi, qualunque sia la loro età, ha i suoi pro e i suoi contro: sarai anche la regina della casa, ma sul calcio non puoi aprire bocca. Per non soccombere, finisce che, se hai un minimo di sale in zucca, ti allei. Allora ti siedi, ti stampi in faccia un sorriso di partecipazione, fingi uno sguardo attento e ogni tanto commenti con qualche monosillabo le azioni. Dopo anni di pratica, la finzione è collaudata e mi riesce anche abbastanza bene. Faccio anche commenti pseudo-intelligenti.
Così, come per gli scorsi 3 Europei e per gli ultimi 3 Mondiali, anche questa volta io ero lì, accanto a Lui, sul divano, con la testa appoggiata sulla sua spalla. A fingere partecipazione. La differenza è che avevo un esserino spalmato su di me. L’altro dormiva serenamente nel suo lettino, nella stanza accanto. Mi piace tanto, questo sport. Poi ho scoperto anche che abbiamo vinto.

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