Diario semi-serio di una mamma catapultata su Gemellandia. Tra lavoro, nani e (tentativi di) vita sociale.

venerdì 12 dicembre 2014

La legge dei 50 minuti

Ogni famiglia ha i suoi tempi. I nostri sono un po' lunghi, ecco tutto. Ci vogliono 50 minuti la mattina per preparaci e andare a scuola, tra colazione, igiene e vestizione. Conditi di lacrime e capricci, ovviamente. Poi ci vogliono 50 minuti a pranzo: da quando entriamo a casa a quando li mettiamo a letto per la pennica pomeridiana. La sera, poi, ci vogliono 50 minuti per prepararci ad andare a letto: ci laviamo e vestiamo, facciamo i capricci e poi abbiamo i nostri riti, che per ora prevedono una o più favole prima di spegnere la luce. E poi ci vogliono esattamente 50 minuti per addormentarsi, anche se si addormenta un giorno prima uno e poi l'altro o viceversa.
Sono 50 minuti in cui io sto lì, al buio, accucciata su un cuscino fra i due letti e cullata dalla ninna nanna del nostro Baby Monitor che a breve compirà 3 anni e mezzo di onorato servizio. 50 minuti in cui ripercorro con la mente tutto quello che ho fatto durante la giornata, 50 minuti in cui prego che si addormentino qualche minuto prima, almeno questa volta, perché dovrei fare ancora un milione di cose ed è, ovviamente, già troppo tardi e sento che le forze mi stanno già lentamente abbandonando, ogni minuto che passa, perché chi si ferma è perduto. 50 minuti di croce e delizia: 50 minuti in cui mi godo le loro manine strette alle mie, 50 minuti in cui impreco perché, cavolo, hanno già 3 anni suonati e dovrebbero imparare a farlo da soli, dovrebbero addormentarsi come i grandi. 50 minuti in cui non vorrei essere da nessun'altra parte al mondo, ma vorrei anche essere ovunque meno che qui, con la schiena che impreca e la gamba addormentata. Ci sarebbe quel certo film in televisione. Vorrei leggere il libro che ho cominciato 3 mesi fa. Vorrei parlare con il Papi ché adesso è già quasi Natale e ancora non abbiamo deciso il menu della vigilia, quando in 25 gremiranno il nostro piccolo salone. Poi le palpebre si chiudono, le mie forse prima delle loro. Poi mi accorgo che sono passati 50 minuti e che il loro respiro ha assunto il ritmo calmo del sonno profondo. So che adesso posso alzarmi senza rischiare di dover ricominciare da capo per essere stata colta in flagrante. Li bacio sulla fronte, li perdono per questa lunga attesa. Spengo le luci e chiudo gli occhi sulla casa sottosopra. Domani è un altro giorno, c'è sempre speranza.

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